Il Svccesso Dell' Alidoro Tragedia rappresentata in Reggio Alla Sereniss. Regina Barbara D'Avstria Dvchessa Di Ferrara ...
1568
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Il Svccesso Dell' Alidoro Tragedia rappresentata in Reggio Alla Sereniss. Regina Barbara D'Avstria Dvchessa Di Ferrara ...
Created/published
[Reggio] : [Appresso Hercoliano Bartoli], [1568?]
Description
79 (1) pages ; 20 cm (4to.)
Associated name
Bombasi, Gabriele, -1571, author.
Note
Dedication dated at Reggio, Nov. 17, 1568.
This is a PRELIMINARY RECORD. It may contain incorrect information. Please email catalog@folger.edu for assistance.
From dealer's description: "4° (mm 197x145); pp. 79, (1). Splendido frontespizio silografico; grandi capilettera silografici. Legatura novecentesca in pergamena rigida colorata di verde; al dorso, tassello rosso con titolo in oro; taglî spruzzati in rosso. Copia molto bella. € 8.500 PROVENIENZA: nella parte superiore del frontespizio, antica nota manoscritta di possesso («Giov. Segan[?]»); scheda dattiloscritta di Alberto Vigevani (Milano, 1918 - Milano, 1999), datata [19]66. Editio princeps, rarissima. La data di pubblicazione è desunta dalla lettera dedicatoria a Virginia Ruggieri, contessa di Canossa, datata 17 novembre 1568. USTC rintraccia due sole copie fuori dall’Italia (BL e NYPL). Il volume è anzitutto di straordinaria importanza per la storia dell’allestimento del teatro rinascimentale, dalla mise-en-scène alla decorazione scenografica, dalla scenotecnica alla realizzazione delle prime salles de spectacles in Italia. Di fatto, la relazione del Bombace si sofferma principalmente (56 pagine su 79) sui dettagli tecnici della rappresentazione, descritta quadro per quadro, e dunque sui cambi di scena, sui costumi degli attori, gli intermezzi, i canti e la musica. La tragedia, rimasta inedita, fu occasionata, nel 1567, dall’arrivo a Reggio Emilia di Barbara d'Austria, consorte di Alfonso II duca di Ferrara. La locale Accademia dei Trasformati ne commise la composizione al letterato reggiano Gabriele Bombace: «non si badò quindi a spese: per le musiche furono chiamati i più noti maestri di Reggio e di altre città d'Italia, le scenografie furono affidate alfamoso scultore Prospero Spani Clementi, che in parte le eseguì in vero marmo; finché, il 2 novembre 1568, l'Alidoro poté andare in scena nella Sala delle Commedie, con enorme successo, alla presenza della duchessa, del Guarini, e forse anche del Tasso, che dall'Alidoro trasse probabilmente spunto per il suo Torrismondo» (G. BALLISTRERI, DBI, XI (1969)). E proprio la Sala delle Commedie, all’interno del palazzo comunale di Reggio, è considerata dagli storici del teatro come una delle prime sale ‘fisse’ adibite agli spettacoli scenici, tanto da diventare in seguito, agli inizi del Seicento, un vero e proprio teatro con le logge (cfr. CROCIONI, Storia dei teatri di Reggio nei secc. XVI e XVII, pp. 4-7). L’opera ha inoltre una notevole rilevanza per la storia della musica e, in particolare, per la preistoria del melodramma: «in verità la fama dell'Alidoro è legata, più che al testo del B[ombace], alla musica da cui esso era accompagnato, opera, forse, di maestri fiorentini e di quel conte Alfonso Fontanelli reggiano che ebbe dimestichezza con I[acopo] Peri e gli altri della Camerata [de’ Bardi]. Non sappiamo se il B., che nel Successo dell'Alidoro si rivela esperto di cose musicali e sostenitore del recitativo e della monodia, abbia avuto qualche parte nella composizione delle musiche; in quanto al testo, esso non si distacca né per valore letterario né per originalità di contenuto dalle tante tragedie dell'epoca. L'argomento - variamente desunto dall'Edipo sofocleo, dalla Canace dello Speroni, dall'Orbecche del Giraldi e dall'Amadigi di B[ernardo] Tasso - è la truce storia del figlio dell'ambizioso Memprizio, fratello del re d'Inghilterra, che affidato al mare da un servo pietoso, al quale, in seguito alle previsioni dell'oracolo, era stato comandato di ucciderlo, è allevato come figlio dal re di Scozia col nome di Alidoro (ἁλὸς δῶρον). Cresciuto e inviato presso Memprizio, che uccidendo il fratello è divenuto re, alla corte di Londra s'innamora di Cordilla figlia di Memprizio, da cui ha un figlio. Divenuto poi re di Scozia, dopo una lunga guerra riesce a strappare il consenso alle nozze; ma durante i preparativi Memprizio, cui l'oracolo svela che Alidoro è suo figlio, fa uccidere Cordilla e il nipote ed è a sua volta ucciso da Alidoro, che infine, conosciuta la verità, si suicida. Il B. non pubblicò l'Alidoro, il cui unico manoscritto, riveduto dal figlio Asdrubale, si trova alla Comunale di Reggio (Racc. Curti, n. 241, 4); della rappresentazione fu però stampato il resoconto, il cui anonimo autore è da identificarsi con certezza quasi assoluta nel B. stesso» (G. BALLISTRERI, cit.). Sulla rilevanza del testo per la storia del melodramma, cfr. G. CROCIONI, L'Alidoro, o dei primordi del melodramma, Bologna 1938."
This is a PRELIMINARY RECORD. It may contain incorrect information. Please email catalog@folger.edu for assistance.
From dealer's description: "4° (mm 197x145); pp. 79, (1). Splendido frontespizio silografico; grandi capilettera silografici. Legatura novecentesca in pergamena rigida colorata di verde; al dorso, tassello rosso con titolo in oro; taglî spruzzati in rosso. Copia molto bella. € 8.500 PROVENIENZA: nella parte superiore del frontespizio, antica nota manoscritta di possesso («Giov. Segan[?]»); scheda dattiloscritta di Alberto Vigevani (Milano, 1918 - Milano, 1999), datata [19]66. Editio princeps, rarissima. La data di pubblicazione è desunta dalla lettera dedicatoria a Virginia Ruggieri, contessa di Canossa, datata 17 novembre 1568. USTC rintraccia due sole copie fuori dall’Italia (BL e NYPL). Il volume è anzitutto di straordinaria importanza per la storia dell’allestimento del teatro rinascimentale, dalla mise-en-scène alla decorazione scenografica, dalla scenotecnica alla realizzazione delle prime salles de spectacles in Italia. Di fatto, la relazione del Bombace si sofferma principalmente (56 pagine su 79) sui dettagli tecnici della rappresentazione, descritta quadro per quadro, e dunque sui cambi di scena, sui costumi degli attori, gli intermezzi, i canti e la musica. La tragedia, rimasta inedita, fu occasionata, nel 1567, dall’arrivo a Reggio Emilia di Barbara d'Austria, consorte di Alfonso II duca di Ferrara. La locale Accademia dei Trasformati ne commise la composizione al letterato reggiano Gabriele Bombace: «non si badò quindi a spese: per le musiche furono chiamati i più noti maestri di Reggio e di altre città d'Italia, le scenografie furono affidate alfamoso scultore Prospero Spani Clementi, che in parte le eseguì in vero marmo; finché, il 2 novembre 1568, l'Alidoro poté andare in scena nella Sala delle Commedie, con enorme successo, alla presenza della duchessa, del Guarini, e forse anche del Tasso, che dall'Alidoro trasse probabilmente spunto per il suo Torrismondo» (G. BALLISTRERI, DBI, XI (1969)). E proprio la Sala delle Commedie, all’interno del palazzo comunale di Reggio, è considerata dagli storici del teatro come una delle prime sale ‘fisse’ adibite agli spettacoli scenici, tanto da diventare in seguito, agli inizi del Seicento, un vero e proprio teatro con le logge (cfr. CROCIONI, Storia dei teatri di Reggio nei secc. XVI e XVII, pp. 4-7). L’opera ha inoltre una notevole rilevanza per la storia della musica e, in particolare, per la preistoria del melodramma: «in verità la fama dell'Alidoro è legata, più che al testo del B[ombace], alla musica da cui esso era accompagnato, opera, forse, di maestri fiorentini e di quel conte Alfonso Fontanelli reggiano che ebbe dimestichezza con I[acopo] Peri e gli altri della Camerata [de’ Bardi]. Non sappiamo se il B., che nel Successo dell'Alidoro si rivela esperto di cose musicali e sostenitore del recitativo e della monodia, abbia avuto qualche parte nella composizione delle musiche; in quanto al testo, esso non si distacca né per valore letterario né per originalità di contenuto dalle tante tragedie dell'epoca. L'argomento - variamente desunto dall'Edipo sofocleo, dalla Canace dello Speroni, dall'Orbecche del Giraldi e dall'Amadigi di B[ernardo] Tasso - è la truce storia del figlio dell'ambizioso Memprizio, fratello del re d'Inghilterra, che affidato al mare da un servo pietoso, al quale, in seguito alle previsioni dell'oracolo, era stato comandato di ucciderlo, è allevato come figlio dal re di Scozia col nome di Alidoro (ἁλὸς δῶρον). Cresciuto e inviato presso Memprizio, che uccidendo il fratello è divenuto re, alla corte di Londra s'innamora di Cordilla figlia di Memprizio, da cui ha un figlio. Divenuto poi re di Scozia, dopo una lunga guerra riesce a strappare il consenso alle nozze; ma durante i preparativi Memprizio, cui l'oracolo svela che Alidoro è suo figlio, fa uccidere Cordilla e il nipote ed è a sua volta ucciso da Alidoro, che infine, conosciuta la verità, si suicida. Il B. non pubblicò l'Alidoro, il cui unico manoscritto, riveduto dal figlio Asdrubale, si trova alla Comunale di Reggio (Racc. Curti, n. 241, 4); della rappresentazione fu però stampato il resoconto, il cui anonimo autore è da identificarsi con certezza quasi assoluta nel B. stesso» (G. BALLISTRERI, cit.). Sulla rilevanza del testo per la storia del melodramma, cfr. G. CROCIONI, L'Alidoro, o dei primordi del melodramma, Bologna 1938."
Place of creation/publication
Italy.
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Call number
270079
Folger-specific note
From dealer's description: "4° (mm 197x145); pp. 79, (1). Splendido frontespizio silografico; grandi capilettera silografici. Legatura novecentesca in pergamena rigida colorata di verde; al dorso, tassello rosso con titolo in oro; taglî spruzzati in rosso. Copia molto bella. € 8.500 PROVENIENZA: nella parte superiore del frontespizio, antica nota manoscritta di possesso («Giov. Segan[?]»); scheda dattiloscritta di Alberto Vigevani (Milano, 1918 - Milano, 1999), datata [19]66. Editio princeps, rarissima. La data di pubblicazione è desunta dalla lettera dedicatoria a Virginia Ruggieri, contessa di Canossa, datata 17 novembre 1568. USTC rintraccia due sole copie fuori dall’Italia (BL e NYPL). Il volume è anzitutto di straordinaria importanza per la storia dell’allestimento del teatro rinascimentale, dalla mise-en-scène alla decorazione scenografica, dalla scenotecnica alla realizzazione delle prime salles de spectacles in Italia. Di fatto, la relazione del Bombace si sofferma principalmente (56 pagine su 79) sui dettagli tecnici della rappresentazione, descritta quadro per quadro, e dunque sui cambi di scena, sui costumi degli attori, gli intermezzi, i canti e la musica. La tragedia, rimasta inedita, fu occasionata, nel 1567, dall’arrivo a Reggio Emilia di Barbara d'Austria, consorte di Alfonso II duca di Ferrara. La locale Accademia dei Trasformati ne commise la composizione al letterato reggiano Gabriele Bombace: «non si badò quindi a spese: per le musiche furono chiamati i più noti maestri di Reggio e di altre città d'Italia, le scenografie furono affidate alfamoso scultore Prospero Spani Clementi, che in parte le eseguì in vero marmo; finché, il 2 novembre 1568, l'Alidoro poté andare in scena nella Sala delle Commedie, con enorme successo, alla presenza della duchessa, del Guarini, e forse anche del Tasso, che dall'Alidoro trasse probabilmente spunto per il suo Torrismondo» (G. BALLISTRERI, DBI, XI (1969)). E proprio la Sala delle Commedie, all’interno del palazzo comunale di Reggio, è considerata dagli storici del teatro come una delle prime sale ‘fisse’ adibite agli spettacoli scenici, tanto da diventare in seguito, agli inizi del Seicento, un vero e proprio teatro con le logge (cfr. CROCIONI, Storia dei teatri di Reggio nei secc. XVI e XVII, pp. 4-7). L’opera ha inoltre una notevole rilevanza per la storia della musica e, in particolare, per la preistoria del melodramma: «in verità la fama dell'Alidoro è legata, più che al testo del B[ombace], alla musica da cui esso era accompagnato, opera, forse, di maestri fiorentini e di quel conte Alfonso Fontanelli reggiano che ebbe dimestichezza con I[acopo] Peri e gli altri della Camerata [de’ Bardi]. Non sappiamo se il B., che nel Successo dell'Alidoro si rivela esperto di cose musicali e sostenitore del recitativo e della monodia, abbia avuto qualche parte nella composizione delle musiche; in quanto al testo, esso non si distacca né per valore letterario né per originalità di contenuto dalle tante tragedie dell'epoca. L'argomento - variamente desunto dall'Edipo sofocleo, dalla Canace dello Speroni, dall'Orbecche del Giraldi e dall'Amadigi di B[ernardo] Tasso - è la truce storia del figlio dell'ambizioso Memprizio, fratello del re d'Inghilterra, che affidato al mare da un servo pietoso, al quale, in seguito alle previsioni dell'oracolo, era stato comandato di ucciderlo, è allevato come figlio dal re di Scozia col nome di Alidoro (ἁλὸς δῶρον). Cresciuto e inviato presso Memprizio, che uccidendo il fratello è divenuto re, alla corte di Londra s'innamora di Cordilla figlia di Memprizio, da cui ha un figlio. Divenuto poi re di Scozia, dopo una lunga guerra riesce a strappare il consenso alle nozze; ma durante i preparativi Memprizio, cui l'oracolo svela che Alidoro è suo figlio, fa uccidere Cordilla e il nipote ed è a sua volta ucciso da Alidoro, che infine, conosciuta la verità, si suicida. Il B. non pubblicò l'Alidoro, il cui unico manoscritto, riveduto dal figlio Asdrubale, si trova alla Comunale di Reggio (Racc. Curti, n. 241, 4); della rappresentazione fu però stampato il resoconto, il cui anonimo autore è da identificarsi con certezza quasi assoluta nel B. stesso» (G. BALLISTRERI, cit.). Sulla rilevanza del testo per la storia del melodramma, cfr. G. CROCIONI, L'Alidoro, o dei primordi del melodramma, Bologna 1938." Ordered from Chartaphilus, D9179, 2018-02-09, email quote dated February 8, 2018. Purchase made possible by The Colt Acquisitions Fund.
Folger accession
270079